Chi considera l’idea di investire il proprio denaro in borsa decide in genere di farlo acquistando azioni di aziende più affermate o rinomate. E a giusto titolo. Investire autonomamente denaro in borsa nell’era digitale è infatti molto semplice: la maggioranza delle quotazioni azionarie può essere consultata online, in tempo reale e gratuitamente, e oggi anche le previsioni dei rendimenti possibili, l’andamento dei corsi o i rischi legati a un titolo sono a portata di mouse.
Scoprite di più sul tema degli investimenti online in autonomia nell’articolo «Investire autonomamente online: ecco come fare in cinque passaggi».
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Capitale di rischio: di che cosa si tratta?
Le startup sono spesso foriere di idee, ma nella maggior parte dei casi non possiedono le risorse finanziare necessarie per mettere in pratica la propria vision. È qui che entra in gioco una categoria particolare di investitori: i venture capitalist, che dispongono di denaro a sufficienza e hanno la giusta propensione al rischio per investire in imprese dotate di potenziale, ma il cui successo è ancora incerto.
Investire nelle startup è rischioso
Nel caso delle startup, la situazione è però ben diversa: per le giovani imprese non esiste alcuna sede di negoziazione pubblica come per le azioni quotate. Inoltre, i rischi legati a questa tipologia di investimenti sono solitamente alti. Spesso non è infatti dato sapere se un’idea commerciale si affermerà sul mercato. Le aziende devono innanzitutto dimostrare che la loro intuizione può trasformarsi in un successo commerciale.
Quello delle startup è dunque il campo da gioco di chi si occupa di capitale di rischio ovvero, in inglese, dei «venture capitalist». A differenza di molti investitori attenti alla sicurezza, questi ultimi sono disposti a investire in una società anche se il suo successo imprenditoriale è ancora incerto. Corrono questo rischio perché credono nell’idea commerciale di una giovane impresa e, in futuro, vorrebbero condividere i frutti del suo successo.
Le fasi di sviluppo di una startup
Sulla via per il successo, una startup attraversa tre fasi. La prima è la ricerca di capitale iniziale, detto anche «seed money». In questa fase la startup traduce la propria idea commerciale in un business plan e inizia a lavorare ai prototipi. Circa il 5% del capitale di rischio in Svizzera confluisce in questa fase iniziale, come riportato dallo Swiss Venture Capital Report 2021.
In seguito, la startup deve dimostrare con i primi prodotti che la sua idea commerciale funziona e può essere commercializzata. Questa fase è nota come «early stage». Il 30% del capitale di rischio in Svizzera è dedicato al finanziamento di questo stadio preliminare.
Il restante 65% è invece destinato a startup che si trovano già in una fase successiva del proprio sviluppo. Tale fase è chiamata «late stage» e include imprese che, in genere, hanno già raggiunto la zona di profitto e considerano in parte la possibilità di effettuare l’ingresso in borsa, oppure la vendita a una grande azienda.
Il club «dei due milioni di franchi»
Gli investitori nel settore delle startup sono principalmente grandi aziende alla ricerca di candidati promettenti tra le giovani imprese ai fini di un’acquisizione, o investitori istituzionali come le casse pensioni. In genere gli investitori privati non hanno accesso agli investimenti nel venture capital, a meno che facciano parte del club esclusivo degli investitori privati più facoltosi.
Solo chi dispone di investimenti finanziari pari ad almeno due milioni di franchi è infatti considerato un investitore, come stabilito dall’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari FINMA. Ciò esclude dunque le piattaforme di crowdinvesting, che sostengono numerosi progetti e idee e sono accessibili a tutti i privati, dagli investimenti in capitale di rischio.
Gli investimenti nelle startup sono in crescita
Il denaro di questi investitori confluisce soprattutto nelle giovani imprese dei settori healthcare e biotech e nelle startup attive in ambito ICT, come si evince dallo Swiss Venture Capital Report 2021. Spesso i finanziatori del capitale forniscono le risorse necessarie per realizzare innovazioni, ad esempio nell’ambito di ricerche universitarie condotte da scienziati che intendono commercializzare la propria invenzione costituendo un’impresa. Nel 2020 le startup svizzere hanno beneficiato, per il secondo anno consecutivo, di un capitale di rischio complessivo di oltre due miliardi di franchi. Un incremento notevole rispetto al 2013, quando gli investimenti non superavano i 400 milioni di franchi.
Gli investimenti nelle startup provengono perlopiù dall’estero: circa il 30% dei finanziamenti nel nostro paese è fornito da investitori statunitensi, il 35% proviene dall’Europa e il 20% dall’Asia, mentre solo il 15% è messo a disposizione da investitori svizzeri.
Come investono i venture capitalist?
Mentre le aziende possono investire direttamente nelle startup, i clienti istituzionali e gli investitori privati facoltosi necessitano di strutture d’investimento che consentano loro di investire nelle giovani imprese. Ecco le tre possibilità d’investimento più frequenti:
Club di business angel
Gli imprenditori che solitamente hanno già costituito diverse aziende, riuscendo poi a venderle o a quotarle in borsa con successo sono detti «business angel». Investono continuamente una parte del loro patrimonio in nuove startup, operando spesso in collaborazione con altri imprenditori seriali. Oltre al denaro, i business angel mettono a disposizione delle giovani imprese anche le proprie competenze e la loro esperienza.
Fondi di venture capital
Esistono aziende che si occupano esclusivamente del finanziamento e della consulenza di startup e che finanziano un portafoglio di startup lanciando un fondo. Nel caso dei fondi azionari, ad esempio, i venture capitalist possono poi acquistare quote di tale fondo partecipando così al finanziamento di tutte le startup che vi sono rappresentate.
Piattaforme di venture capital
Esistono anche piattaforme online che raccomandano una selezione di startup agli investitori. A differenza dei fondi, in questo caso gli investitori possono però scegliere in autonomia e investire direttamente in singole startup tramite la piattaforma.
Chi non fa parte del «club dei due milioni», composto dagli investitori più facoltosi, deve pazientare con il suo investimento in capitale di rischio, aspettando che una startup venga rilevata da un’azienda quotata in borsa oppure effettui l’ingresso in borsa. Trovate maggiori informazioni su questo tema nell’articolo «Ingresso in borsa come opportunità per gli investitori». In linea generale, la cessione dell’impresa o l’ingresso in borsa costituiscono un’eccezione. Solo poche startup raggiungono, infatti, questi traguardi.