Chi possiede parti di un fondo , a seconda del fondo è coinvolto anche dall’andamento del valore dei diversi titoli, perlopiù azioni e obbligazioni . Questi promettono agli investitori diversi tipi di utile, ad esempio sotto forma di dividendi e interessi . Qui trovate il riepilogo dei pagamenti che potete aspettarvi in veste di possessori di parti di fondi o titoli:
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Dividendo, interesse, rendimento e distribuzione dei proventi: guida semplice alle possibilità di guadagno
Dividendi, interessi, rendimenti e distribuzione dei proventi: tutti promettono qualche tipo di guadagno. Ma qual è il significato dei vari concetti e come si differenziano tra loro? Illustriamo le differenze tra i quattro principali concetti che indicano un tipo di utile proponendo l’esempio di un fondo.
Il dividendo: l’utile aziendale per gli azionisti
La parte dell’utile di un’azienda destinata agli azionisti si chiama dividendo. L’ammontare del dividendo dipende dall’utile netto e dal numero di azioni detenute da ciascun azionista. Per ogni azione viene corrisposto un importo fisso. I dividendi vengono versati agli azionisti l’anno successivo al raggiungimento dell’utile netto, poco dopo l’assemblea generale (AG). Se però un’azienda non consegue alcun utile, nella maggior parte dei casi anche gli azionisti gli restano a mani vuote, tranne nel caso in cui l’azienda decida di distribuire un dividendo facendo ricorso alle proprie riserve. Nell’articolo «Perché vale la pena di acquistare azioni» potete scoprire perché conviene investire.
L’interesse: pagamento annuo destinato agli obbligazionisti
Chi possiede obbligazioni ha diritto a un interesse. Diversamente dal dividendo, l’interesse non è legato all’utile, ma viene già calcolato già nel momento in cui l’obbligazione viene emessa dall’emittente. L’interesse è chiamato anche cedola e di norma viene emesso con una percentuale fissa sull’importo nominale . La cedola viene pagata una volta all’anno. L’obbligazione è quindi abbastanza simile al conto di risparmio: un importo viene remunerato con una percentuale fissa e versato alla fine dell’anno.
Tuttavia esistono anche obbligazioni che non prevedono il pagamento annuo dell’interesse. Per maggiori informazioni consultare l’articolo «Quali sono i tipi di obbligazioni più comuni?».
Il rendimento: possibilità di confrontare tra loro diversi investimenti
Rendimento è una parola chiave utilizzata spesso in relazione agli investimenti. È un buon metro per confrontare tra di loro diversi investimenti finanziari, nella fattispecie obbligazioni e azioni. Il rendimento, infatti, rappresenta il successo globale di un investimento rispetto al capitale in esso investito dall’investitore. Nel caso di un’azione, ad esempio, il rendimento medio si calcola sottraendo dalla quotazione attuale la quotazione dell’azione all’acquisto, aggiungendo il relativo dividendo e dividendo il tutto per la quotazione iniziale. La quotazione iniziale dell’azione viene spesso denominata anche prezzo di costo e include, oltre al prezzo d’acquisto, anche tutte le spese accessorie (ad es. le commissioni). A seconda del numero di azioni acquistate da un investitore, il prezzo di costo varia. Nel caso dei fondi il rendimento comprende sia le entrate dai ricavi (dividendi di azioni, tassi di obbligazioni e utili sui corsi) sia le variazioni dei tassi di quei titoli che compongono il fondo.
La distribuzione dei proventi: pagamenti ai titolari dei fondi
Nel caso della distribuzione dei proventi, si torna a parlare di interessi e dividendi. Se si investe in un fondo di tesaurizzazione , i ricavi delle singole posizioni dell’investimento vengono reinvestiti nel fondo e pertanto non versati. L’interesse di un’obbligazione o i dividendi di un’azione non vi vengono versati direttamente, bensì continuamente reinvestiti nel patrimonio del fondo. Nel caso di un fondo con distribuzione i relativi ricavi vengono versati ai titolari delle quote-parti. Ogni investitore riceve quindi il ricavo del fondo a cadenza annuale, semestrale o trimestrale.
Chi conosce bene il significato dei principali termini relativi all’utile, è in grado di inquadrare meglio il profitto derivante da fondi e titoli e quindi anche di confrontare facilmente tra loro i diversi investimenti.