Pressione al rialzo sugli interessi sul mercato dei capitali
Uno dei fattori cruciali per il cambio d’umore dei mercati finanziari è stata la svolta nella politica dei tassi d’interesse della banca centrale americana (Fed), che a metà settembre ha abbassato i tassi d’interesse guida per la prima volta in questo ciclo congiunturale e, per giunta, di ben 50 punti base. La Fed ha inoltre lasciato intravedere la possibilità di ulteriori riduzioni dei tassi per quest’anno e per il prossimo. Il suo intento dichiarato è fare tutto il possibile per evitare un rallentamento troppo marcato dell’economia americana. Gli operatori di mercato si sono lasciati influenzare solo temporaneamente da queste preoccupazioni implicite per un raffreddamento della congiuntura.
Dall’altro lato, i dati congiunturali pubblicati il mese scorso indicano una solida crescita dell’economia americana; non solo: il rallentamento sul mercato del lavoro statunitense si è arrestato. In questo contesto, nonostante la svolta nella politica monetaria, gli interessi a lungo termine sono sensibilmente aumentati: a metà settembre le obbligazioni di stato decennali statunitensi erano ancora quotate al 3,7%, mentre ora hanno superato il 4,2%. Anche gli interessi sul mercato dei capitali degli altri Paesi industrializzati sono stati toccati dalla pressione al rialzo. Al contempo, il mese scorso i differenziali di credito sulle obbligazioni corporate sono nettamente diminuiti, attestandosi a un livello che indica piuttosto una buona fase congiunturale. La situazione congiunturale continua invece ad apparire negativa se si guarda al clima tra le imprese statunitensi. Gli interessi a lungo termine negli Stati Uniti mostrano pertanto un maggiore rischio al ribasso. Per questo motivo continuiamo a preferire le obbligazioni statali USA alle obbligazioni svizzere.